Morte di Ciro Modugno, il responsabile condannato a 7 anni e 4 mesi. Pallotti e Ronzullo: «Finalmente si è fatta giustizia». La mamma di Ciro: «Io, invece, condannata all’ergastolo»

COMUNICATO STAMPA 08/04/2022 DELL’ASSOCIAZIONE FAMILIARI E VITTIME DELLA STRADA ODV E DELL’AMCVS – ASSOCIAZIONE MAMME CORAGGIO E VITTIME DELLA STRADA https://www.facebook.com/giustiziaperluigi/photos/a.1451548245151382/2782790165360510 Morte di Ciro Modugno, il responsabile condannato a 7 anni e 4 mesi. Pallotti e Ronzullo: «Finalmente si è fatta giustizia». La mamma di Ciro: «Io, invece, condannata all’ergastolo» «Finalmente un po’ di giustizia. Il giudice del Tribunale di Napoli Nord ha condannato a sette anni e quattro mesi di reclusione il responsabile della morte del giovane Ciro Modugno. Per noi è una soddisfazione, poiché in questi mesi siamo stati vicini alla sua mamma e abbiamo combattuto insieme a lei. Continueremo a lottare affinché tutte le vittime della strada e le loro famiglie ottengano giustizia». Così Alberto Pallotti ed Elena Ronzullo, rispettivamente presidenti dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada Odv e dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada, le due associazioni ammesse come parti civili nel processo. Ciro Modugno è il quindicenne investito e ucciso il 10 ottobre 2021 a Casal di Principe, in provincia di Caserta, mentre era alla guida del suo scooter. Il ragazzino fu travolto da un’auto che, secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, percorreva a velocità sostenuta la strada dove avvenne il tragico incidente. Soccorso dal 118 e trasportato in ospedale, il ragazzo morì poche ore dopo. «È giusto che chi ha tolto una vita paghi per quello che ha fatto», dicono Pallotti e Ronzullo, «questo caso è una ulteriore dimostrazione dell’importanza della presenza di noi associazioni e dei nostri avvocati nei processi. Non solo per stare vicini alle famiglie, ma per lottare con loro fino a quando non si ottiene giustizia». Al processo era presente anche la mamma di Ciro Modugno, Nunzia Covelli. A sostenerla, fuori dal tribunale, c’era un presidio di persone a lei vicine. «Sono passati quasi sei mesi dalla perdita del mio adorato figlio Ciro», ha detto mamma Nunzia, «finalmente arriva una condanna, anche se mi aspettavo una pena più forte. Insieme al mio avvocato, Nicola Martinelli, e sostenuta dalle associazioni che erano parte civile nel processo, abbiamo aspettato in tribunale tutto il giorno digiuni, dalle 10 alle 18, per sentirci dire che la vita di mio figlio Ciro vale solo 7 anni e 4 mesi. Purtroppo, viviamo in Italia, dove noi mamme dei ragazzi vittime della strada non possiamo contare su una giustizia giusta. Certo, anche trent’anni non mi avrebbero ridato il mio Ciro, ma non mi sembra giusto che una persona che aveva bevuto e assunto cocaina possa uccidere un bambino, distruggere una famiglia e cavarsela con pochi anni. Io, purtroppo, sono ormai una ergastolana condannata dall’assassino di mio figlio, il quale oggi non era nemmeno presente all’udienza. Questa pena così lieve non sarà certo di esempio per tante altre persone, che si sentiranno in dovere di mettersi al volante dopo aver assunto stupefacenti. Sono delusa della legge italiana. Io non avrò più mio figlio, la mia famiglia è distrutta e lui, sempre se andrà in carcere, fra sette anni potrà ricominciare la sua vita. Il mio Ciro, che aveva solo quindici anni, non può più sognare». «Ciro Modugno è stato giudicato con il rito abbreviato», spiega l’avvocato Davide Tirozzi, legale dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada ODV, che era presente all’udienza con il collega Walter Rapattoni, legale dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ODV, «la sentenza è stata esemplare. Il pubblico ministero aveva chiesto otto anni, il giudice ne ha inflitti sette anni e quattro mesi, riconoscendo tutte le aggravanti del caso, come la guida sotto effetto di alcol, l’assunzione di un mix di sostanze stupefacenti e comunque di avere guidato di notte in un centro abitato a una velocità di gran lunga superiore al limite di 30 chilometri orari previsto dalla legge. Il giudice ha, invece, riconosciuto che il povero Ciro portava il casco, era nella sua corsia di marcia e che l’incidente è stato causato completamente dalla guida imprudente dell’imputato, Pietro Capoluongo. Siamo soddisfatti per la sentenza penale e continueremo a fare battaglia al fianco delle vittime di omicidio stradale».
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